Come mi sono riappropiato della mia vita grazie alla psicoterapia
Ho chiesto ai miei pazienti la disponibilità a raccontare in prima persona la propria esperienza di psicoterapia. Hanno accettato con piacere. Ecco due racconti che potranno essere di esempio e aiuto a molti.
Per rispetto della privacy le testimonianze non sono firmate.
… mi sono ritrovata, ho ritrovato le mie risorse, i miei tesori…
Una poltrona accogliente. Il suono dell’acqua che cade e lo sguardo che passeggia tra gli alti alberi di un bosco sul muro,un’immagine che accompagna dentro se stessi. Un buon profumo che avvolge la pelle e rapisce il respiro per rallentarlo.
Questo è lo spazio dalla dott.ssa Michela.
L’ambiente ha un’influenza importante sullo stato d’animo e quimi sono sentita subito a casa.
Sentivo la voglia di affidarmi a una persona preparata, ma sapevo che avrei anche avuto bisogno di trovare calore. Ho cercato e ho trovato il suo sito: le immagini, le parole, le sensazioni, mi hanno portato da lei.
Quando ci si affida per intraprendere un percorso personale è sempre un grande punto di domanda: prima della difficoltà ad aprire il proprio cuore c’è la difficoltà nel guardarlo, nel guardarsi senza vergogna. Questa libertà ha fatto subito da amica nello studio di Michela e, pian piano, ho potuto incontrarmi, vedermi davvero, comporre un puzzle che da troppo tempo creava caos e faceva sgambetto alla mia vita.
Ho potuto farlo con grande spontaneità grazie alla meravigliosa accoglienza Michela ha subito posto come terreno su cui compiere i passi difficili, su cui sostare nella stanchezza, su cui danzare nei piccoli traguardi.
Con grandissimo rispetto per le mie emozioni e per i miei tempi ha sempre illuminato la parte sorridente da seguire, lasciando a me la scelta della strada, ma ricordandomi ad ogni seduta la bellezza che esiste. Perché esiste sul serio e la guida di Michela, delicata ma presente, ha permesso ai miei occhi di ritrovarla, di accorgermi del mio valore.
E’ stato un incontro prezioso per me; Michela ha saputo creare una fiducia che giorno dopo giorno è cresciuta fino a creare uno spazio dove potermi raccontare con naturalezza e trovare sempre una mano tesa per sostenermi.
Accadono sempre piccole grandi meraviglie in quel tempo insieme e, anche se a volte è dura, sento che quella poltrona, insieme al sorriso di Michela, sono sempre pronti per un abbraccio. Mi ero persa nei rancori, nelle sconfitte, nei luoghi bui degli anni vissuti fin qui ed ero certa di non poter essere diversa, migliore, né tanto meno serena come le persone che osservavo con stima mista ad invidia.
E invece mi sono ritrovata, ho ritrovato le mie risorse, i miei tesori, ciò di cui ho bisogno per essere la persona che voglio. La dolcezza e la pazienza di Michela mi hanno mostrato che è sempre stato tutto dentro di me, dovevo solamente essere presa per mano.
Sono davvero grata per la sua competenza e bellezza di cuore.
Continua
Incominciando la terza superiore ho iniziato ad avvertire di più il mio stato d’animo, non riuscendo più neanche a studiare. È proprio in questo periodo che mia mamma ha incominciato a convincermi della possibilità di parlare con una psicologa. Mi ricordo ancora il primo incontro, ho praticamente pianto per tutto il tempo. Non me l’aspettavo, pensavo che sarei uscita senza aver parlato seriamente di come mi sentivo. Nel momento in cui ho cominciato a parlare ricordo che mi sono sentita libera, quasi felice che quell’enorme fardello che mi portavo dietro da un anno se ne stesse andando. Ero arrivata al punto di sentirmi completamente oppressa da quel peso, che senza rendermene conto mi stava schiacciando lentamente. Mi ricordo che quel giorno, uscendo dallo studio, mi sono sentita per la prima volta, dopo mesi, leggera. Ovviamente era solo l’inizio del mio cammino, che mi ha resa la persona che sono oggi. Man mano che andavo avanti con le sedute, le parole hanno incominciato ad uscire sempre più spontaneamente, fino ad arrivare al punto che non vedevo l’ora di ritornare per riuscire ad evadere per almeno un’ora dal mio fardello. Con questo grande aiuto ricevuto, ora sono diventata la persona che sognavo di ritornare da anni, che non si preoccupa più di quello che pensano gli altri, che vive con più spontaneità la giornata e che riesce ad interagire molto più facilmente con le persone. Finalmente ho incominciato a vedere il bicchiere mezzo pieno e non mezzo vuoto; ma la cosa più importante, ho capito che non bisogna chiudersi in sé stessi nei momenti brutti, ma cercare aiuto nelle persone che ti stanno vicino. Ora posso dire di essere consapevole che non potrò mai dimenticare quello che è successo, ma posso andare avanti e vivere la mia vita, seguire i miei sogni, senza guardare indietro, perché so che è questo che vorrebbe mio padre. Spero che questo sia d’aiuto alle persone che stanno vivendo quello che ho passato io. Vorrei solo dire che può sembrare difficile superare le difficoltà che la vita ci propone, qualsiasi esse siano, però l’importante è rialzarsi sempre, e non avere paura di esternare i propri sentimenti, perché l’importante è pensare positivo e non avere paura di parlare.
G. 19 anni
Occhi nuovi diversi per vedere il mondo.
Un viaggio in macchina insieme lunghissimo, una finestra sul lago così bella, azzurra e luminosa da chiedersi come sia possibile non averla mai vista prima dopo tutto questo tempo.
La sensazione di un posto familiare ed il mio immenso stupore nel riscoprirlo.
A volte mettiamo il pilota automatico e non ci rendiamo conto della bellezza e della potenzialità di ciò che accade e ci circonda.
Questo sogno descrive perfettamente quello che è il percorso di psicoterapia con Michela: parole che curano ed occhi nuovi diversi per vedere il mondo.
Un viaggio attraverso se stessi, a tratti in salita che richiede coraggio… ma una volta in cima la vista è meravigliosa.
… ora sono diventata la persona che sognavo di ritornare da anni…
Quando ho iniziato il mio percorso ero molto contraria al fatto di parlare con qualcuno di estraneo alla mia famiglia, pensavo che se non fossi riuscita a parlare con i miei familiari sarebbe stato impossibile raccontare i miei pensieri ad una persona totalmente sconosciuta. Ero arrivata al punto di non riuscire più a fidarmi delle persone, tenendomi tutto dentro. Mi ero totalmente chiusa, l’unico sfogo che avevo erano i libri, passavo tutto il giorno a leggere, senza approcciarmi con il mondo esterno. Tutto questo è partito un anno dopo la morte di mio padre, che per me era un punto fondamentale della mia famiglia, ed è stato molto difficile superare il lutto. Non andavo più bene a scuola, non mi trovavo a mio agio con i miei compagni di classe e di conseguenza non avevo molti amici.
Continua
Incominciando la terza superiore ho iniziato ad avvertire di più il mio stato d’animo, non riuscendo più neanche a studiare. È proprio in questo periodo che mia mamma ha incominciato a convincermi della possibilità di parlare con una psicologa. Mi ricordo ancora il primo incontro, ho praticamente pianto per tutto il tempo. Non me l’aspettavo, pensavo che sarei uscita senza aver parlato seriamente di come mi sentivo. Nel momento in cui ho cominciato a parlare ricordo che mi sono sentita libera, quasi felice che quell’enorme fardello che mi portavo dietro da un anno se ne stesse andando. Ero arrivata al punto di sentirmi completamente oppressa da quel peso, che senza rendermene conto mi stava schiacciando lentamente. Mi ricordo che quel giorno, uscendo dallo studio, mi sono sentita per la prima volta, dopo mesi, leggera. Ovviamente era solo l’inizio del mio cammino, che mi ha resa la persona che sono oggi. Man mano che andavo avanti con le sedute, le parole hanno incominciato ad uscire sempre più spontaneamente, fino ad arrivare al punto che non vedevo l’ora di ritornare per riuscire ad evadere per almeno un’ora dal mio fardello. Con questo grande aiuto ricevuto, ora sono diventata la persona che sognavo di ritornare da anni, che non si preoccupa più di quello che pensano gli altri, che vive con più spontaneità la giornata e che riesce ad interagire molto più facilmente con le persone. Finalmente ho incominciato a vedere il bicchiere mezzo pieno e non mezzo vuoto; ma la cosa più importante, ho capito che non bisogna chiudersi in sé stessi nei momenti brutti, ma cercare aiuto nelle persone che ti stanno vicino. Ora posso dire di essere consapevole che non potrò mai dimenticare quello che è successo, ma posso andare avanti e vivere la mia vita, seguire i miei sogni, senza guardare indietro, perché so che è questo che vorrebbe mio padre. Spero che questo sia d’aiuto alle persone che stanno vivendo quello che ho passato io. Vorrei solo dire che può sembrare difficile superare le difficoltà che la vita ci propone, qualsiasi esse siano, però l’importante è rialzarsi sempre, e non avere paura di esternare i propri sentimenti, perché l’importante è pensare positivo e non avere paura di parlare.
G. 19 anni
A volte non sappiamo di avere dei rami secchi da tagliare
A volte non sappiamo di avere dei rami secchi da tagliare. Essi ci tolgono energie che potremmo utilizzare in modo più proficuo o, addirittura, eliminarli lasciando il posto a germogli di nuovi rami. Solo un bravo giardiniere sa compiere questo lavoro di rinnovamento. Questo è stato per me l’incontro e il percorso intrapreso con la psicoterapeuta Michela
Ero stanca di sentirmi sempre insoddisfatta
C’è stato un momento nella mia vita in cui ho deciso che ero stanca di sentirmi sempre alla ricerca di quel qualcosa che mi mancava per essere felice, sempre incompleta, sempre insoddisfatta, sempre a qualche metro dal traguardo.
Ho cercato nel web decisa a fidarmi del mio istinto.
Ho trovato il sito di Michela.
Guardando la sua foto ho detto “lei”.
É stato un percorso dolce, di lunghe chiaccherate in un ambiente che ora mi é familiare come la casa di un’amica.
Ed é stato sorprendente scoprire che spesso le nostre limitazioni vengono da noi, dalle nostre credenze, dalla nostra paura di staccarci dai dolori del passato.
Alla fine del mio percorso, ho scoperto che possiedo la chiave per aprire la mia gabbia e volare libera e che so guardare in modo nuovo tutto quello che la vita mi ha dato in dono.
Il mio passaggio nel tunnel della depressione
Desidero condividere il mio passaggio nel tunnel della depressione con chi ora vi si trovi, anticipando subito il finale, cioè il presente, di questo mio tratto di vita perché possiate leggerlo con serenità d’animo, giacché non voglio suscitare angoscia ma speranza: vero, ho avuto la depressione, quella “grave”, ma con l’aiuto di Michela ho vinto io, sono guarita.
Michela ha saputo conquistarsi la mia fiducia e io le ho permesso di ricostruire nella mia anima le basi solide necessarie per poter credere nella guarigione. Ha lavorato per aiutarmi a trovare il coraggio e la determinazione che servono per lottare e raggiungere l’obbiettivo che subito mi ha indicato: ritrovare quella parte sana di me che io non immaginavo potesse ancora esistere, ridarle forza e vigore, perché potesse riprendere a governare la mia vita.
Continua
Circa sette anni fa ebbi il primo grave episodio. I sintomi si manifestarono dapprima solo in modo fisico. Vi fu un progressivo, costante e notevole peggioramento di quelli che fino ad allora si erano dimostrati i miei “punti deboli”, alcuni dei quali manifesti fin dalla adolescenza: disturbi del sonno, problemi allo stomaco, nausee, inappetenza, poi tachicardia e una grande perenne stanchezza.
Mi rivolsi al medico di base che si concentrò in particolare sui problemi gastrici; feci la gastroscopia, esami del sangue, ecografie, visite specialistiche, ma tutto era nella norma, “purtroppo”, pensavo io, dato che niente diagnosi, niente guarigione.
Finalmente, l’ultimo gastroenterologo cui mi rivolsi, dopo aver tentato di risolvere la situazione con le terapie classiche del caso, un giorno, alquanto scocciato a causa delle mie continue lamentazione in merito al fatto che i farmaci non sortissero alcun effetto benefico, guardandomi dritto negli occhi mi disse:” Signora, lei, con quella faccia lì, che è molto peggio di quella delle persone a cui ho appena detto che hanno un cancro, non è malata di stomaco ma di depressione”. Quelle parole ebbero un effetto dirompente: non potevo credere che un “male della mente” potesse avere effetti così potenti e tangibili sul corpo ed essere al contempo così subdolo da non farsi percepire affatto se non attraverso di loro. Come era possibile che non mi fossi resa conto di essere depressa? Nel giro di pochi giorni, ragionando e riesaminando tutto il percorso medico fatto fino a quel momento, conclusi che la diagnosi doveva inevitabilmente essere corretta. Questa presa di coscienza mi fece cadere nella disperazione; lo stare male era così profondo e mi aggrediva in modo così totale investendo fisico e mente, che non credevo che psichiatri e psicologi avrebbero potuto aiutarmi. Con cosa? Con qualche pillola e qualche parola? Impossibile! Il male oscuro ormai non si nascondeva più, iniziarono i tormenti e le elucubrazioni della depressione manifesta e i sintomi fisici peggiorarono. Passavo notti intere senza chiudere occhio, non riuscivo più a mangiare, continuavo a perdere peso, mi sedevo alla scrivania per svolgere il mio lavoro ma non capivo più quello che leggevo sullo schermo. All’avvicinarsi dell’ora dei pasti si scatenavano crisi di panico perché ero sicura che non sarei riuscita a cucinare…. E tante altre atrocità.
Non sapevo più cosa fare e così, probabilmente per istinto di sopravvivenza, mi rivolsi ad uno psichiatra. È vero che razionalmente avevo capito di essere depressa ma era una realtà che non accettavo e questo complicò ulteriormente la situazione. Può essere che lo psichiatra a cui mi rivolsi non fosse quello giusto per me, non lo so, fatto sta che uscivo dal suo studio stando peggio di quando vi ero entrata. Rifiutavo i farmaci perché non credevo che potessero aiutarmi e perché mi facevano paura i possibili effetti collaterali; cercavo io di convincere lui che avevo ragione e dunque doveva desistere dal prescrivermeli. Ma siccome lui insisteva a prescriverli, quando poi a casa dovevo assumerli si scatenavano altre crisi di panico. Fortunatamente li presi sempre tutti. L’effetto benefico che ne ebbi fu di ricominciare a dormire e la notte divenne un agognato momento di pace. Dalle prime visite mediche alla “guarigione”, passarono circa otto mesi. Come “guarii”? Semplice: mi svegliai una mattina e non avevo più assolutamente niente. Credetti così seriamente d’essere improvvisamente guarita, che decisi subito di interrompere le sedute dallo psichiatra. Nello squilibrio mentale in cui mi trovavo, rimaneva comunque vigile una sorta di fragile razionalità per cui tenni conto di quello che lo psichiatra mi aveva più volte ripetuto: per nessun motivo avrei dovuto interrompere di netto la cura farmacologica. Così feci e diminuii i farmaci pian piano fino a sospenderli completamente. Nel giro di poco mi convinsi che non era vero che mi ero ammalata di depressione. Elaborai una nuova teoria secondo la quale la colpa del mio crollo psichico era da attribuire alla insensata diagnosi del gastroenterologo comunicatami per di più, pensavo ora, in un modo cruento, senza nessuna attenzione alla situazione di fragilità in cui mi trovavo.
Iniziò un periodo di circa tre anni di apparente “normalità”, coincidente con una situazione famigliare e di lavoro tutto sommato tranquilla. I soliti miei punti deboli dal punto di vista fisico ogni tanto si facevano sentire ma riuscivo a tenerli sotto controllo. La situazione famigliare a un certo punto ebbe un grosso scossone e contemporaneamente la mole di lavoro andò via via aumentando. Il mostro era di nuovo lì, pronto a divorarmi. Riuscii a resistere per un paio di mesi e poi crollai. All’improvviso mi ritrovai al punto di partenza ma con fondamentali e chiare diversità nell’evoluzione della crisi: la situazione esplose con una velocità incredibile e questa volta il male fisico fu chiaramente conseguenza della sofferenza psicologica. Mi resi conto di colpo di non essere affatto guarita e di aver sbagliato a credere di non avere a che fare con la depressione. Terrorizzata, nuovamente credetti che per me non ci fosse nessuna possibilità di aiuto. Mi rivolsi all’agopuntura: un disastro. Nella prima seduta mi fu detto che era necessario sollecitare i reni e, con mio stupore, dal giorno seguente cominciai ad espellere una grande quantità di liquidi pur non avendo minimante cambiato le mie abitudini alimentari. Pensai confortata che quindi l’agopuntura era veramente in grado di innescare meccanismi concreti e per di più molto velocemente. Ne fui anche un poco spaventata: se è così efficace, se non trovassi un bravo agopuntore, potrei anche rischiare qualche danno collaterale! La poliuria ancora non aveva accennato a diminuire quando alla terza seduta, in presenza di uno stagista, l’agopuntore, accingendosi ad infilarmi un ago in testa, disse: “ora apriamo la porta del diavolo.” La mia reazione fu decisa e immediata: eh no! Ci manca solo il diavolo e poi all’inferno ci finisco davvero. Faccenda questa che ora mi fa sorridere ma che allora mi fece sprofondare ancor di più nella disperazione.
Fin qui il racconto del mio inutile annaspare.
Ancora non lo sapevo, ma grazie proprio a quest’ultima speranza drammaticamente svanita, finalmente stavo per iniziare il mio percorso verso la vera guarigione: fu nel momento in cui mi decisi ad ascoltare il consiglio della mia più cara amica, praticamente una sorella, che mi pregò di rivolgermi alla dottoressa Michela Bignotti che lei già conosceva.
Uscii dal primo incontro con Michela portando con me una percezione positiva della persona che mi ero trovata difronte. In quel momento le mie facoltà mentali non erano tali da consentirmi lucide valutazioni di quello che Michela mi aveva detto, non avevo avuto reazioni negative nei suoi confronti e ciò mi bastava per decidere di proseguire. Nel suo studio mi sono sentita un po’ come nel salotto di casa, sedute in poltrona una difronte all’altra, senza barriere tra me e lei. Avevo davanti a me qualcuno che ascoltava i miei deliri con rispetto per la mia sofferenza e questo mi dava il coraggio di buttare fuori invece che tenere dentro iniziando quel lungo e paziente lavoro che insieme avremmo fatto per far riemergere la componente sana della mia persona. Ma venne il momento in cui dovette dirmi che c’era bisogno della consulenza di uno psichiatra. La mia avversione verso i farmaci di colpo me la fece vedere come nemica e non più come alleata, inoltre lo studio dello specialista che mi propose distava una trentina di chilometri da casa: “figurarsi, come faccio ad andare fino là? Non lo so, ci devo pensare!” Quello che Michela aveva nel frattempo seminato diede i suoi frutti e mi convinsi che se lei mi consigliava quello specialista, quello specialista doveva certamente essere in grado di aiutarmi. Così la mia psichiatra divenne in poco tempo la seconda persona di cui sentivo di potermi fidare. Combattuta tra la paura dei farmaci e la voglia di guarire che Michela intanto cercava di far crescere, confortata dalla consapevolezza che ero seguita da due medici capaci ed esperti, iniziai a prendere i farmaci. In un tempo breve, non più di una quindicina di giorni, i dosaggi furono aggiustati in modo da non avere stordimenti, sonnolenza od altro che mi desse la percezione di non essere presente a me stessa, cosa che per me era fondamentale. Dovetti dunque ricredermi a tal punto sull’utilità dei farmaci in situazioni simili alla mia, che quando iniziò la fase di diminuzione ebbi il timore di ricadere nella depressione ed ero restia a rinunciare a questa “protezione”. Ma il lavoro di Michela proseguiva e mi fece ragionare sull’esperienza che ormai avevo in fatto di depressione. Mi fece focalizzare l’attenzione sui sintomi, che riconoscevo, e che avrei dovuto tenere d’occhio. Mi fece capire che nella depressione non si cade da un giorno all’altro. Mi fece acquisire la consapevolezza che tutto il lavoro fatto insieme aveva costruito un mio importantissimo bagaglio personale di strumenti per combattere la malattia. Praticamente ora avevo un vero e proprio salvavita sempre a mia portata di mano.
Ricapitolando molto in breve: prima ha curato la mia sofferenza, poi ha fatto in modo di far crescere la mia voglia di guarire, poi mi ha fortificato fornendomi gli strumenti per vivere nella normalità senza la perenne paura di una ricaduta.
Ora vedo chiaramente che Michela con la sua professionalità ed umanità non mi lasciò proseguire il mio viaggio da sola e dal fondo del tunnel mi ha riportato alla luce.
Grazie Michela.
Ho dovuto accettare di non farcela da sola
Vorrei raccontare quello che per me è stato il percorso di Psicoterapia con la Dott.sa Bignotti. Innanzitutto è diventa subito Michela, perché le persone che ci “tengono per mano”, quelle che diventano per noi davvero importanti, viene da subito chiamarle per nome. Non perché la sua professionalità sia mai stata messa in secondo piano, ma perché proprio grazie alla sua serietà e preparazione mi ha aiutato a superare momenti dove lo sconforto sembrava aver vinto. Prima di incontrarla, ho cercato di aiutarmi a modo mio, ho provato molte cose, ma proprio quel malessere, quel nodo, non se ne andava mai… anzi a volte stava lì sopito e poi, senza sapere perché, tornava e mi sentivo peggio di prima.
Continua
Così ho mandato giù quello che sembrava essere il “rospo amaro”, ho dovuto accettare di non farcela da sola. Credo sia stata la cosa più giusta che abbia mai fatto. All’ inizio mi sentivo sconfitta: non ce l’avevo fatta con le mie forze. Tuttavia, dopo ogni incontro, sentivo una piccola lampadina accendersi e il mio passo diventava più sicuro. Certo, non e’ stata una cosa facile e immediata, anzi, a volte sembrava di star peggio di prima e accadeva che dopo una seduta crollavano tutti i miei “castelli di carta”. Ma sapete che dico? Per fortuna è successo tutto questo.
Michela è riuscita a farmi capire che io, DA SOLA, ero in grado di affrontare la mia vita. Ha avuto con me un sacco di pazienza, ha visto i miei sorrisi e le mie lacrime ed è riuscita a farmi capire che a volte basta solo cambiare prospettiva, punto di vista, e molte cose che sembrano insormontabili riprendono la dimensione che si meritano. La psicoterapia mi ha dato gli “strumenti mentali” per smontare i miei ostacoli e poterli affrontare.
Michela è davvero una bella persona e una bravissima professionista ed è proprio vero quello che lei stessa dice: “non esiste la bacchetta magica”. Il lavoro più grande per cambiare e superare le nostre difficoltà lo dobbiamo fare noi. Affrontare questo percorso con lei sicuramente mi ha dato la possibilità di riuscirci.
GRAZIE!